Una famiglia disfunzionale è una famiglia le cui funzioni non sono assolte per garantire l’evoluzione sana di tutti i membri.
L’aggettivo disfunzionale...
L’aggettivo disfunzionale descrive molteplici processi sia sul piano intrapsichico che interpersonale e caratterizza l’insieme delle relazioni tra i membri che tendono a bloccare, annullare e danneggiare la crescita fisiologica del sistema familiare nel suo ciclo di vita.
In un sistema familiare equilibrato, quando emergono problemi, questi si affrontano usando una comunicazione aperta, vagliando diverse opzioni e soluzioni e soprattutto, se necessario, senza paura di chiedere aiuto all’esterno. Le problematiche, di qualunque natura esse siano, vengono accolte come parte del gioco, come qualcosa di inevitabile che di certo può creare scompensi ma che può essere superato lavorando insieme e comunicando in modo chiaro.
Quando in famiglia sono presenti genitori disfunzionali, fin da piccoli, siamo esposti a un modo di gestire i conflitti e le problematiche completamente inopportuno. Vediamo i cinque comportamenti tipici dei genitori disfunzionali che causano disagi psicologici ai figli.
L’elefante nella stanza
Nelle famiglie disfunzionali la presenza di un problema viene negata. Se c’è un problema, non se ne parla, si finge di nulla oppure si minimizzano gli effetti. Se un bambino mostra un legittimo disagio, questo verrà ignorato sistematicamente, fin quando quel bambino, divenuto adolescente, non ne potrà più e troverà altri modi per richiamare attenzione su di sé o per sopperire al disagio. E’ come se ci fosse un elefante in una stanza che tutti fingono di non vedere ma gli effetti si fanno comunque sentire.
I genitori si dipingono come vittime
Tutto ciò accade in genere a molti bambini adultizzati: i genitori si comportano come se fossero ingiustamente trattati e così si verifica un’inversione dei ruoli per la quale è il bambino a doversi assumere delle responsabilità. In realtà, i genitori disfunzionali mascherano con il vittimismo la loro irresponsabilità.
Ad esempio, una madre infelice, incapace di riuscire a lasciare il marito, incolperà i figli per questo; un genitore depresso e sopraffatto dallo stress, accuserà la famiglia di essere la causa del suo disagio; un papà che beve troppo, incolperà moglie e figli. Le casistiche sono infinite ma il copione è lo stesso. Il genitore che non riesce ad assumersi la responsabilità della sua inerzia nei confronti della vita, colpevolizza i figli e proietta su di essi le sue colpe.
Quando in famiglia ci sono due bambini, il genitore sarà disfunzionale con entrambi ma in genere proietterà le sue colpe solo in uno ovvero il più vulnerabile della famiglia che sarà trasformato nel capro espiatorio. Crescendo, penserà di essere difettoso e non svilupperà il senso di appartenenza perché non trasmessogli dalla famiglia.
Trattano i figli come subordinati
Non importa quanti anni abbiano, quanti traguardi abbiano raggiunto, i figli erano e resteranno, loro subordinati. Nelle famiglie disfunzionali ci sono ruoli rigidi e i legami sono sempre gerarchici. Ciò significa che i bisogni di uno sono più importanti di quelli di un altro. La famiglia non è un sistema di anelli ben coesi che si supportano a vicenda ma un sistema in cui il bene di uno si verifica a discapito di un altro. Anche da adulti, i genitori disfunzionali continuano a trattare i figli come dei bambini e usano la scusa della nostalgia o dell’apprensione. Continuano a vedere i figli come una loro proprietà e senza una propria identità.
Le alleanze e la triangolazione
Nelle famiglie disfunzionali parlare male di in genere diventa una forma di socializzazione e un mezzo manipolatorio.
Il genitore disfunzionale può arruolare un figlio come confidente (anche parlargli di temi inappropriati per la sua età) oppure reclutarlo e schierarlo contro un altro membro della famiglia. Nelle famiglie disfunzionali, infatti, esistono fazioni. Non c’è un nucleo coeso ma ci sono alleanze forzate dove i bambini vengono usati ed imparano che non ci si può fidare di nessuno, neanche di chi dice di amarli.
La triangolazione è usata dai genitori per evitare di confrontarsi con la realtà e assumersi la responsabilità dei propri problemi. Il bambino diviene la discarica degli stati emotivi degli adulti.
Trasformano la famiglia in un club chiuso
I genitori disfunzionali usano i figli in tanti modi. Negano, proiettano, affidano al bambino la responsabilità della propria felicità e talvolta, addirittura la responsabilità della riuscita (più spesso del fallimento) del loro matrimonio.
I bambini che crescono in sistemi familiari come questo potrebbero migliorare la loro condizione stringendo legami extra-familiari in grado di fare da modello. Questo difficilmente avviene. È raro che un bambino cresciuto con genitori disfunzionali riesca ad avere un altro adulto di riferimento. I genitori disfunzionali trattano la famiglia come un club chiuso, un circolo esclusivo ben distante dalla società: un club dall’apparente benessere ma pieno di menzogne e contraddizioni. I problemi ci sono ma si negano. Così anche i sentimenti di disagio, disorientamento e paura dei bambini vengono negati e vengono negati talmente bene che alla fine anche il bambino crederà di star vivendo un’infanzia normotipica, anche se nella sua infanzia non c’è nulla di funzionale.
I genitori disfunzionali trasformano la famiglia in un club chiuso perché, per la loro visione, tutto ciò che è esterno alla famiglia non va bene. Questa tendenza è ancora più forte nelle famiglie in cui si consumano veri e propri abusi (psicologici, sessuali, fisici, ecc…). L’abuso diviene un segreto da mantenere che grava sulle esili spalle della malcapitata vittima. Per un bambino abusato, tutto sommato, è più semplice ritenersi parte attiva nel determinare l’abuso piuttosto che vittima innocente. Se il bambino riuscisse a identificarsi come vittima innocente, crollerebbe l’idealizzazione che faticosamente si è costruito del genitore abusante. Ecco perché chi è vittima di un abuso, spesso non si descrive come tale: farlo farebbe riaffiorare l’angosciante passività con cui le esperienze traumatiche si sono consumate.
Gli effetti sui figli
Quando i bambini sono sottoposti a deprivazioni, invalidazione, ingiustizie, perdite e abusi, possono sopravvivere solo silenziando i propri sentimenti, negando se stessi e allontanandosi da ciò che provano. Il dolore e la rabbia devono essere soppressi o negati perché quei bambini, per necessità, devono rimanere nella casa in cui sono nati, devono continuare a stare vicini agli adulti da cui dipendono, anche se questi sono la fonte di quel dolore e rabbia. Ciò contribuisce a sviluppare da adulti un’identità che si incastra bene nel sistema familiare anche se distante da ciò che sono realmente (sviluppo di un Falso Sé).
Il supporto di un professionista è fondamentale per elaborare le ferite del passato e mettersi in contatto con la propria identità, sganciandosi da un Sé che è solo il riflesso di un sistema familiare disfunzionale.
Dott.ssa Raffaella Pantini Psicologa e Psicoterapeuta
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